lunedì 14 giugno 2010

L'oro dei giudici (letters from hell)

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LA VERITÀ SULLO STIPENDIO DEI MAGISTRATI
Repubblica — 09 giugno 2010 pagina 46

Caro Augias, chiedo di non pubblicare il mio nome, appartengo alla più impopolare categoria: sono un magistrato e vorrei dire due parole sui nostri stipendi. Non guadagno 5 mila euro al mese, né alcuna altra delle folli cifre che ho letto in questi giorni. Sono in magistratura dal 1999, oggi il mio stipendio netto (perché è col netto che si campa) è pari a 3.600 euro all'incirca. Certo, è una cifra decorosa ma si tratta anche di un lavoro delicatissimo. Preciso anche che lo stipendio è comprensivo di tutto: i turni del sabato (o delle domeniche); i fine settimana passati a preparare l'udienza; la stesura delle motivazioni di sentenze anche in pieno agosto. Circa dieci ore al giorno. Vado in ufficio con la mia macchina; compro i libri per il mio mestiere; pago la rata del mutuo; la scuola ed i vestiti dei figli; l'assicurazione professionale; il materiale di cancelleria; l'assistenza informatica (il ministero ha tagliato i fondi, ci vogliono circa sette giorni perché arrivino i tecnici del tribunale). Tutto nei 3.600 euro, nessun benefattore che elargisca a mia insaputa, nessun arrotondamento con arbitrati, consulenze o che sia. Non faccio due mesi di ferie all'anno. Come tutti i colleghi che ho conosciuto, faccio sacrifici per non deludere le aspettative che ripongono in me. So che in ogni dossier che maneggio ci sono esseri umani che aspettano una cosa difficile: giustizia. Infliggo gli stessi sacrifici a chi mi sta vicino, sottraggo tempo ai miei figli, tutto per un lavoro che sognavo di fare fin da bambina. Si dà il caso che quel lavoro sia uno dei poteri dello Stato, voglio quel rispetto che mi guadagno lavorando onestamente, tutti i giorni. C'è alla vista uno sciopero dei magistrati. Il ministro guardasigilli lo ha bollato come "sciopero politico". Basta entrare in un tribunale, vedere in quali condizioni si lavora, comprese le procure, per porsi una domanda completamente diversa: come si fa ad amministrare nientemeno che la giustizia (sia pure un' umana giustizia) in quelle condizioni? Con quegli strumenti? Perché il ministro non si fa mai questa domanda? Perché nessuno si preoccupa di migliorare un' amministrazione che fa spavento? O vergogna? O tutt'e due le cose? Sembrano prevalere altre preoccupazioni. Viene da pensare che una Giustizia che zoppica, arranca, così chiaramente sopraffatta, affannata, priva di mezzi, scarsa di personale, faccia comodo a un bel po' di persone. Sciopero politico, dice il ministro, consapevole, credo, di quale danno ulteriore i magistrati avranno dalla legge bavaglio in preparazione, con norme assurde come quella del rinnovo di 48 in 48 ore del permesso di intercettare i sospetti. In un paese come il nostro, con i criminali che abbiamo. Ad ogni livello della vita pubblica.
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IO, CANCELLIERE E I TAGLI ALLA GIUSTIZIA
Repubblica — 10 giugno 2010 pagina 34

Ho letto la lettera pubblicata ieri su Repubblica del magistrato che parla del suo stipendio e vorrei precisare che la sua è una condizione ottimale rispetto a quella del personale amministrativo che svolge un lavoro altrettanto delicato e con grandi responsabilità. Sono un cancelliere e lavoro nell'amministrazione dal 1977 ed il mio stipendio è di 1.600 euro. Anche io vado in ufficio con la mia macchina, compro i codici con i miei soldi, pago la rata del mutuo, i vestiti peri miei figli. Anche io pago l'assicurazione professionale, e compro le penne, i post-it e tutto quello che necessita per la mia attività. Sono costretta a comprare, insieme ai colleghi, la carta igienica ed il sapone per le mani. Sarebbe auspicabile che i media si occupassero anche del personale amministrativo della giustizia: senza il nostro lavoro le sentenze e tutti i provvedimenti dei magistrati rimarrebbero semplicemente fogli di carta.

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