sabato 10 ottobre 2009

L'accanimento del rotolo bugiardo

Volevo fare un post sulle differenze tra la versione cartacea per tecnofobici del Giornale di oggi, in cui trionfa in prima pagina la notizia secondo la quale Napolitano non si sarebbe presentato ai funerali di Stato per non salutare Silvio (forse perché al popolo della rete viene semplicissimo capire che la slogatura della caviglia è una giustificazione più che accettabile?), mentre nella versione online si trova in una colonna a destra con font minuscoli, mentre al centro campeggia Berlusconi: "Case entro pochi mesi".

Poi ho trovato un articolo sull'immunità usata in Europa dagli avversari dell'imperatore.

Tra gli europarlamentari veniva citato anche Di Pietro.

Recidivi: un articolo di febbraio diceva che Tonino avrebbe prima detto in maniera "subliminale" di non volersi avvalere dell'immunità, e di essersene "dimenticato" nel momento opportuno, in quanto avrebbe chiesto "di sua spontanea volontà di comparire davanti alla Commissione giuridica Ue [...] Per legge il Parlamento (italiano o europeo che sia) è chiamato a pronunciarsi sull’immunità solo se una delle parti sollevi l’eccezione, cioè se l’accusato la richiede. Il giudice della prima udienza può anche decidere di applicarla d’ufficio, ma in questo caso non è successo, probabilmente perché il magistrato non ha ravvisato nell’articolo di Di Pietro un semplice caso di «opinione espressa nell’esercizio della funzione di parlamentare». Si sarebbe potuta chiudere lì la faccenda, con una sentenza negativa del giudice, se Di Pietro non avesse chiesto l’immunità e quindi il rinvio a Bruxelles.."

Ora, io non sono una giornalista, però penso che nel frattempo potrebbero anche informarsi: basta fare una ricerchina nel sito dell'Europarlamento per leggere che "Il Parlamento ha deciso di non revocare l'immunità di Antonio Di Pietro nell'ambito di un procedimento per diffamazione avviato da Filippo Verde presso il Tribunale Civile di Roma. Di Pietro avrebbe ammesso che l'articolo per il quale è stato incriminato conteneva un «errore madornale», ma per i deputati, nel commentare una delle più importanti vicende processuali che hanno alimentato il dibattito politico italiano, egli stava esercitando le sue funzioni parlamentari." e che nella relazione si legge che "In tale ordinanza il Tribunale italiano, esaminando l'argomento difensivo sollevato dall'on.Di Pietro sotto forma di eccezione di insindacabilità, ha chiesto al Parlamento europeo di decidere sull'immunità di Antonio Di Pietro, dal momento che all'epoca dei fatti egli era parlamentare europeo" e che "l'on. Di Pietro stava svolgendo le sue funzioni di deputato. Cercare di imbavagliare i parlamentari, avviando procedimenti giudiziari nei loro confronti, per impedire loro di esprimere le proprie opinioni su questioni che suscitano un legittimo interesse e preoccupazione nell'opinione pubblica è inaccettabile in una società democratica e costituisce una violazione dell'articolo 9 del Protocollo, che mira a salvaguardare la libertà di espressione dei parlamentari nell'esercizio del loro mandato, nell'interesse del Parlamento in quanto Istituzione."

Inoltre non è vero che solo l'accusato può richiede la discussione sull'immunità.

Nelle relazioni dei deputati che hanno fatto richiesta vengono citati due paragrafi dell'art.6 (Revoca dell'immunità) del regolamento dell'Europarlamento, ovvero il primo ("Nell'esercizio dei suoi poteri in materia di privilegi e immunità il Parlamento cerca principalmente di mantenere la propria integrità di assemblea legislativa democratica e di garantire l'indipendenza dei suoi membri nell'esercizio delle loro funzioni.") e il terzo, per il quale "ogni richiesta diretta al Presidente da un deputato o da un ex deputato in difesa dei privilegi e delle immunità è comunicata al Parlamento riunito in seduta plenaria e deferita alla commissione competente.", come nel caso di Umberto Bossi (Lega) e Aldo Patriciello (Udc).

Invece nella relazione stessa di Di Pietro si legge che "ogni richiesta diretta al Presidente da un'autorità competente di uno Stato membro e volta a revocare l'immunità a un deputato è comunicata al Parlamento riunito in seduta plenaria e deferita alla commissione competente.".

Già questa differenza non dovrebbe far drizzare le antenne ad un giornalista?

Altra bugia, anche nel caso di D'Alema (ovviamente citato nell'articolo del Giornale) è stata la procura di Milano che indagava nel caso Unipol a chedere la revoca dell'immunità (respinta dall'Europarlamento, non da D'Alema, come si lascia intendere invece nell'articolo) per poter utilizzare le intercettazioni tra lui e Consorte.

Ma perché non parlare anche del mitttico Brunetta?

Vorrei ricordare infine che il Giornale, con buona pace di Indro Montanelli, è attualmente diretto dal simpatico Vittorio Feltri, che già "l'8 novembre 1997, dopo aver ricevuto 35 querele, smentisce quanto scritto fino ad allora dal Giornale contro Antonio Di Pietro, definendole notizie pubblicate a puro scopo elettorale. Nel dicembre 1997 Feltri si dimette dopo il clamoroso articolo a favore di Antonio Di Pietro, proprio mentre Il Giornale era giunto ai suoi massimi livelli" (fonte: wikipedia.org).

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