domenica 29 novembre 2009

D'Alema, Violante e Castelli mi dissero che c'entrava Berlusconi

Da "il Riformista" del 27 Novembre 2009

Costanzo racconta il suo attentato
Io, la bomba e Spatuzza
di Fabrizio D'Esposito


Dice Maurizio Costanzo: "Il mio attentato fu anomalo rispetto agli altri di quella stagione stragista. La mafia aveva un conto aperto con me e voleva regolarlo".
il titolare del talk-show più longevo della tv italiana riapre il suo capitolo personale sul Novantatrè degli attentati a Roma, Firenze e Milano. A lui doveva toccare il 13 maggio dopo una puntata del Maurizio Costanzo Show.

Il radiocomando dell'autobomba però si inceppò. Tutto rinviato di 24 ore. Il commando mafioso è di sette persone tra cui Gaspare Spatuzza, il pentito che h svelato l'identità di Autore1 e Autore2 quali presunti mandanti della stagione stragista, ossia Silvio berlusconi e Marcello Dell'Utri. Il 14 maggio a Via Fauro, ai Parioli, l'ordigno esplode al passaggio di Costanzo. In macchina con la moglie Maria De Filippi, l'autista e il cane. Tutti salvi.

Secondo Spatuzza, la strategia mafiosa della tensione aveva mandanti politici ben precisi.
Non ci crederei nemmeno se mi portassero davanti il pentito e me lo dicesse. Penserei a un ventriloquo.
Ci sono dei verbali.
Senta, io questa storia la so da tempo. Dopo il processo di Firenze sulle stragi, fui avvicinato nello stesso periodo ma in diversi momenti da tre persone: D'Alema, Caselli e Violante. Tutti e tre mi dissero più o meno la stessa cosa: "Guarda che il mandante del tuo attentato è Berlusconi". Non ci ho mai creduto. Assolutamente.
Però c'è chi collegò la bomba al suo dissenso, dentro Mediaset, alla discesa in campo del Cavaliere.
E che c'entra? Anche Confalonieri era contrario. No, guardi, la storia dell'attentato di via Fauro è un'altra. Almeno per come l'ho ricostruita in vari passaggi.

Costanzo si ferma. Sulla scrivania c'è la sentenza del processo di Firenze sugli esecutori delle stragi. All'inchiesta della procedura di Vigna lavorò anche un magistrato che oggi non c'è più, Gabriele Chelazzi. Il pm scoprì che la mafia di Riina e Bagarella voleva eliminare Costanzo già alla fine del '91. L'attentato fu programmato per gennaio-febbraio dell'anno successivo. Una sera il giornalista fu seguito ma non andò a casa. Sempre ai Parioli, si diresse altrove, in una strada piena di polizia. Lì abitava l'allora ministro degli interni Enzo Scotti. Si era rotto una gamba. E Costanzo andava a trovarlo. Il piano fallì e per mesi i corleonesi di Riina e Bagarella e i catanesi di Santapaola si palleggiavano un nuovo tentativo. I catanesi s'infiltrarono persino tra gli spettatori del MCS, approfittando di una trasferta del gruppo Condorelli della Sicilia. In merito, gli inquirenti hanno interrogato anche l'attore Leo Gullotta, testimonial dei torroncini. Ma i catanesi non andarono oltre. Così si arriva al 14 maggio 1993. La conversazione riprende con una domanda di Costanzo.

Sa cosa mi disse dopo un famoso poliziotto?
No.
Che ero stato fortunato, perché se avessero agito i catanesi avrebbero usato i mitra e non le bombe. La verità è che io ho avuto un c..o che la metà basta. Io, mia moglie, l'autista, il cane ci siamo salvati per tre secondi.
il radiocomando fu azionato quando la sua auto stava oltrepassando quella con la bomba.
Un colpo di fortuna. Il pomeriggio del giorno prima, il mio solito autista mi aveva avvertito che non poteva venirmi a prendere dopo la puntata. Mi mandò un'altra auto e questo spiazzò i sicari. Mi individuarono in ritardo. Il cratere scavato dalla bomba era largo oltre un metro. io pensai allo scoppio di una tubtura del gas e lo dissi anche ai miei figli per telefono.
Se Berlusconi e la stagione stragista non c'entrano nulla, perché la mafa voleva ammazzarla?
Fu per la puntata del '91 dopo l'omicidio di Libero Grassi. La sera del 20 settembre io da Roma su Canale 5 con il mio show e Michele Santoro con Samarcanda su Raitre, in collegamento da Palermo, demmo vita a un evento rimasto unico nella storia della tv. Rai e Fininvest contro la mafia. Con me, sul palco del MCS, c'era anche Giovanni Falcone.
E poi?
Da allora iniziai ad occuparmi sempre più spesso di mafia, anche in maniera solitaria. Da me sono venuti il giudice Di Maggio, la nuora di Bontade. All'allora guardasigilli Martelli chiesi anche di mandare negli ospedali militari i mafiosi malati. Entrai pesantemente nella loro vita e Riina esplose contro di me: "Questo Costanzo c'ha rotto i coglioni".
Un contro personale con lei regolato in una fase ancora da chiarire della nostra storia. L'autobomba di via Fauro, per esempio, era di un uomo che lavorava per una società vicino al Sisde.
Si è detto anche che in via Fauro c'è un ufficio coperto dai servizi. Ma io sono sicuro, l'attentato contro di me non rientrava in quella strategia.

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