venerdì 27 novembre 2009

Quel giorno ad Arcore quando Craxi suggerì a Berlusconi di fondare un partito

dal Corriere della Sera del 12 Aprile 1996, Pagina 3

L'ex dc Ezio Cartotto racconta in un libro la "vera" storia di Forza Italia
"Bettino voleva una sigla che potesse unire gli elettori del pentapartito"

di Battistini Francesco

MILANO - Ha taciuto tre anni. Ora che l'hanno fatto fuori ("cacciato dall'oggi al domani - dice - si sono dimenticati di come ho messo in piedi Forza Italia"), ha deciso di raccontare in un libro la "vera" storia del partito di Berlusconi. E di svelare quel che molti hanno sempre sospettato, ma nessuno ha mai provato: che dietro la discesa in campo del Cavaliere c'era Bettino Craxi. Ezio Cartotto, cinquantatreenne ex dc, portaborse di Marcora prima e prandiniano poi, incarichi all'Eni e all'Atm, "amico di Berlusconi dal '71", tre anni e mezzo fa entrò nello staff che preparava il nuovo movimento: ufficio all'ottavo piano di Palazzo Cellini a Milano 2, a fianco di Marcello Dell'Utri, partecipò a decine d'incontri segreti in via Rovani. Circa un mese fa è stato interrogato dai magistrati torinesi Luigi Marini e Cristiana Bianconi, che indagano sull'"operazione Botticelli" e sui presunti fondi neri passati da Publitalia a Forza Italia: gli hanno chiesto conto di alcune fatture, lo considerano un testimone importante. Cartotto sa molte cose, ne ha annotate altrettante, ha conservato ogni documento. E nel libro scritto per l'editore napoletano Tullio Pironti (titolo provvisorio: "Fa' come ti dice lui"), con un ex collaboratore che si nasconde dietro lo pseudonimo di Evangelista de' Gerbi, ricostruisce i mesi passati "alla tela di Penelope, con noi che lavoravamo e Silvio che smentiva". Il capitolo principale è dedicato a quella domenica 4 aprile 1993. Un momento terribile, per il Cav: i conti svizzeri di Tangentopoli, Andreotti indagato per mafia a Palermo, due settimane ai referendum di Segni, la lira oltre quota mille sul marco, la Lega che fa penzolare un cappio in Parlamento e i giovani missini che circondano Montecitorio. Il Psi è già a pezzi: Craxi ha ricevuto 11 avvisi di garanzia, il suo attachè Giallombardo è latitante all'estero, Benvenuto mette all'asta i beni del Garofano. Alle sei del pomeriggio, sotto la pioggia, Cartotto si fa accompagnare ad Arcore dal figlio Davide, 21 anni. Viene fatto accomodare nello studio piccolo di Villa San Martino, davanti alle foto di Benedetto Croce, saluta Berlusconi e si sente dire: "Sai, c'è qui una persona...". L'incontro con Bettino dura tre quarti d'ora, racconta Cartotto. Esordisce il Cavaliere, che da mesi lavora al nuovo partito: "Sono esausto - si sfoga - m'avete fatto venire l'esaurimento nervoso. Confalonieri e Letta mi dicono che è una pazzia entrare in politica e che mi distruggeranno. Che mi faranno di tutto, andranno a frugare tutte le carte. E diranno che sono un mafioso... Cosa devo fare? A volte mi capita perfino di mettermi a piangere, quando sono sotto la doccia". Craxi ascolta in silenzio. Allora parla Cartotto: cita Segni, il pericolo Lega, la Rete, i rischi dell'uninominale, finisce con Martinazzoli. Sentendo quel nome Craxi, che nel racconto "cammina nervosamente avanti e indietro, non si siederà quasi mai", interrompe: "Martinazzoli è della sinistra democristiana - dice a Berlusconi -, e per te è peggio di Occhetto. Quelli della sinistra dc sono i tuoi nemici, ricordatelo sempre, più di quelli del Pds. Non farti illusioni. Se bisogna fare una coalizione di centro non comunista, con asse portante Martinazzoli, per te sarebbe una soluzione più pericolosa del danno che vogliamo evitare". E allora? A Bettino piace l'idea d'un partito: "Bisogna trovare un'etichetta - dice -, un nome nuovo, un simbolo, un qualcosa che possa unire gli elettori che un tempo votavano per il pentapartito. Sarebbe importante distinguere tra Nord e Centro Sud...". Il leader del Garofano, racconta Cartotto, vede bene un accordo con la Lega nei collegi del Nord e con i notabili dc e psi al Meridione. Berlusconi però è freddo: Bossi non gli piace, mentre stare con Fini al Sud sarebbe meglio... "Allora Craxi - si legge nel libro - prende un foglio di carta, ed è uno dei pochi momenti nei quali si siede. Comincia a fare dei cerchietti. Dice: "Questo è un collegio elettorale. Gli elettori saranno presumibilmente 110 mila persone e 80-85 mila quelli che avranno diritto al voto. Quelli che andranno a votare saranno 60-65 mila. Prendendo in considerazione queste persone e con l'arma che tu hai in mano delle tv, attraverso le quali puoi fare una propaganda martellante a favore di questo o quel candidato, ti basterà organizzare un'etichetta che riesca a raggrupparne 25-30 mila, per avere forti probabilità di rovesciare il pronostico. Accadrà per l'effetto sorpresa, per l'effetto televisione o per l'effetto del desiderio che gli elettori non comunisti hanno di non essere governati dai comunisti". Bettino insiste, cerca di convincere l'amico Silvio: "Se trovi una sigla giusta, con le tv e le tue strutture aziendali... Hai uomini sul territorio in tutta Italia, puoi riuscire a recuperare quella parte di elettorato che è sconvolto, confuso, ma anche deciso a non farsi governare dai comunisti e a salvare il salvabile". A quel punto, racconta Cartotto, Craxi se ne deve andare. Berlusconi l'accompagna. Dopo qualche minuto il Cavaliere rientra più disteso: "Bene - dice - adesso so quello che devo fare".

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