lunedì 13 luglio 2009

Conferenza stampa senza contraddittorio e le casette che «slittano» a novembre

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Chi ospita il G8 di solito imposta il tono, i temi e l’agenda. Ma Silvio Berlusconi, ha impegnato la maggior parte delle proprie energie politiche per difendersi dalle accuse sferrate dai quotidiani di aver frequentato escort e ospitato minorenni.
(New York Times, 8 luglio)





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di UMBERTO DE GIOVANNANGELI

Non è una conferenza stampa. È uno show. A condurlo è San Silvio dei miracoli. Il premier è incontenibile: «Il G8 è stato un miracolo che mi ripaga di tante amarezze». Alla faccia della realtà. E di una platea sbigottita.

«Ci sono domande»? Il Cavaliere allegro non sta nella pelle. Non vuole «vincere». Vuole strafare. I ringraziamenti, dovuti, di Barack Obama lo hanno esaltato. Berlusconi decide che è tempo di affrontare la stampa internazionale. Conferenza stampa. O meglio dire: show in diretta del presidente del Consiglio. «Con questo G8 ho fatto un miracolo» - dice. «Questa giornata mi ripaga di tante amarezze. Sono stato più di un mese bersagliato da attacchi assurdi. Ma queste giornate ti incoraggiano ad andare avanti».

STRANA CONFERENZA

Conferenza stampa sui generis, la sua. Senza contraddittorio e senza domande. Era questo lo schema organizzativo. Era. Perché a romperlo è proprio lui, il Cavaliere imperante. Dopo aver magnificato quanto fatto nel corso delle varie sessioni di lavoro, a sorpresa, Berlusconi si rivolge alla platea di giornalisti chiedendo: «Ci sono domande?». Brusìo. Sorpresa. Timori da parte dei collaboratori del premier. Qualcuno, dopo un momento di esitazione, alza la mano. Mal gliene incolse. Il Cavaliere taglia corto: «Se non ci sono (domande), vi auguro buon l avoro e spero anche che per voi la location sia confortevole». Fine dello show.

MIRACOLI AQUILANI

L’inizio è uno scoppiettio di proclami di vittoria. Di più. Di miracoli. Fatti naturalmente da lui, San Silvio dei due mondi. Dal Clima all’Economia, dalla Finanza all’Africa: il Cavaliere illuminato elenca una serie di miracolose soluzioni già pronte per risollevare le sorti del pianeta partendoda quelle dei terremotati aquilani. Ma, nel corso dello «spettacolo» nella sede del vertice (Berlusconi ha anche rischiato di cadere ed è stato «salvato» da una guardia del corpo) il capo del governo non riesce ad occultare due «non miracoli» che hanno l’amaro sapore delle ammissioni di peccato: la ricostruzione nelle zone terremotate non è questione di mesi ma saranno necessari «purtroppo tempi molto più lunghi perché essendo L’Aquila una città storica, il ripristino dei palazzi prenderà un tempo dai 3 ai 5 anni». Ed venuta fuori la verità anche sulla realizzazione delle casette per i terremotati che dovevano essere pronte per settembre, secondo la propaganda governativa e che invece non saranno in grado di ospitare i 55.000 sfollati «prima di novembre». E l’Africa? Il miracolo è solo a parole. Smentite dai fatti. E un fatto, incontestabile, è che l’Italia,oltre a dimezzare gli stanziamenti per i Paesi in via di sviluppo non paga le quote al «global fund», che sostiene la lotta contro l’Aids e le pandemia in Africa e nei paesi poveri. «Abbiamo alcuni ritardi» - concede Berlusconi dicendo che l’Italia «non ha versato quanto avrebbe dovuto, ma manterremo gli impegni. Il Cavaliere spiega che cambierà la filosofia degli aiuti: «Qualcuno ha ricordato che diamo i soldi dei poveri dei nostri Paesi ai ricchi dei Paesi africani. D'ora in poi
non sarà più cosìma bisognerà dare aiuti con la realizzazione di opere precise». Traduzione: il Cavaliere ingegnoso punta sulla costruzione di infrastrutture. Affari, profitto. Libia docet. Il premier incontinente prova poi anche a smerciare il «miracolo verde».

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