di STEFANO LEPRI
Lo scudo sana anche ville, auto e yacht
Sanatoria solo per quelli registrati nell'Ue
Sanatoria solo per quelli registrati nell'Ue
ROMA - Anche le case e gli yacht ignoti al fisco potranno essere regolarizzati con lo «scudo», purché si trovino, o siano registrati, in un paese dell’Unione europea. Man mano che l’estensione effettiva del provvedimento si precisa, risulta chiaro che non somiglia affatto a quelli adottati dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Lì non c’è la protezione dell’anonimato, e sui soldi emersi le tasse occorre pagarle senza sconti. Eppure, un gettito di qualche miliardo può far comodo. Così molti motivano un giudizio favorevole. «E’ sacrosanto rifletterci - dichiara il senatore del Partito democratico Franco Marini - specie dopo che sono stati esclusi qui capitali la cui origine è legata a reati penali». Nel Pd, per ora, nessuno lo segue; circola casomai l’idea di sfidare il governo a seguire il modello inglese: «Ciò che non possiamo accettare è l’anonimato, collegato alla legge 409, quella del primo scudo» dice Marco Causi, deputato della commissione Finanze ed economista.
L’ala più moderata dell’opposizione, l’Udc, va assai più avanti. Pur biasimando l’idea di un condono, Bruno Tabacci ha proposto una aliquota più alta, il 6,5%, riservando il 5% solo a chi usa quei soldi per ricapitalizzare le imprese. L’aliquota doppia, secondo i tecnici governativi, era nelle intenzioni ma è stata bocciata dalla Commissione europea; mentre la ricapitalizzazione delle imprese sarà agevolata da un’altra norma. Le lobbies impegnate nel propagandare l’utilità dello «scudo», e che suggerivano anzi di estenderlo ai reati penali, affermano che una aliquota più alta sarebbe controproducente; e che senza anonimato non rientrerebbe nulla. Un anonimo banchiere privato ha dichiarato all’agenzia Reuters che l’aliquota del 5%, «molto bassa se paragonata a quella degli altri paesi, Usa e GB in primis», è quella opportuna per ottenere un buon gettito.
Negli Stati Uniti, sostiene l’economista Cecilia Guerra sul sito internet www.lavoce.info, si è realizzata una disclosure, ovvero l’autodenuncia dei capitali esportati all’estero; non c’è l’obbligo del rimpatrio ma vanno pagate tutte le imposte evase nei sei anni precedenti; la somiglianza con lo scudo italiano sta solo «nel modo in cui viene definito l’ammontare degli interessi maturati». Insomma, conclude in polemica con Giulio Tremonti, «per chiudere davvero la caverna di Alì Babà» dei paradisi fiscali «è bene anche conoscere chi sono i 40 ladroni».
Anche in Gran Bretagna si parla di disclosure, opportunità offerta fino a marzo 2010: chi dichiara sarà salvo dalle conseguenze penali ma dovrà pagare tutte le imposte dovute con una penale del 10%, elevata al 20% per i contribuenti sospetti che avevano ricevuto una richiesta di chiarimenti nel 2007 e non li avevano forniti. La Germania nel 2004 ha offerto di pagare le tasse evase sul 60% della somma; a Berlino si nega ogni intenzione di un bis. Nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera la discussione sullo scudo, come su tutti gli altri punti importanti del decreto anticrisi, è stata rinviata a lunedì. I tempi sono brevi, e i margini di discussione pochi perché è quasi certo che il governo chiederà il voto di fiducia.
18/7/2009
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