martedì 14 luglio 2009

Vizi inganni e menzogne di un sultano italiano

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di MIGUEL MORA

["Vicios, tretas y mentiras de un sultán italiano", La Naciòn]

Autore di articoli quasi profetici, nei quali descrive il governo di Berlusconi come un sultanato moderno, il prestigioso intellettuale Giovanni Sartori definisce il premier italiano come un leader che “fa quel che vuole, ottiene ciò di cui ha bisogno e non fa distinzione tra pubblico e privato”.

Giovanni Sartori (Firenze, 1924) è uno dei pochi intellettuali italiani a pronunciarsi sulla valanga di rivelazioni che girano attorno al primo ministro Silvio Berlusconi a proposito delle feste a base di sesso e droga. Due mesi fa Sartori ha pubblicato un libro dal titolo profetico, Il Sultanato, che raccoglie gli articoli scritti per il quotidiano Il Corriere della Sera. Scetticamente, Sartori scarta l’ipotesi che gli scandali possano avere ripercussioni politiche per il sultano. “Se si dimette, lo processano, perciò il suo governo non può cadere. Il partito ha bisogno di lui, la Chiesa anche. Invece gli italiani non sanno neanche che cosa sta accadendo perché guardano soltanto la televisione”, afferma.

Domanda: L’idea alla base del libro è che l’Italia di Berlusconi non è né una dittatura, né una democrazia, bensì un sultanato.
Risposta: Ho deciso il titolo prima che uscissero le notizie sulle feste e le veline e l’ho scelto bene, anche se alcuni sultani erano più violenti di Berlusconi. Disponevano di brigate di nani saltimbanchi che assassinavano i nemici. In ogni caso, è un regime di corte, un harem.

D. E in cosa assomiglia ad una dittatura?
R. Berlusconi non è un dittatore come quelli del XX secolo perché non ha cambiato la Costituzione, anche se ha tentato di svuotarne il contenuto dal di dentro con lo scopo di indebolire il Parlamento. Tuttavia gli italiani che lo votano affermano: “Siamo contentissimi del nostro dittatore”. Lo definisce l’idea della corte: fa quel che vuole, ottiene ciò di cui ha bisogno, non fa distinzione tra pubblico e privato, il piacere del potere lo gratifica. Si colloca a mezza via tra un dittatore e qualcuno che non lo è. È il padrone all’antica, il proprietario della fattoria.

D. Gli usi dell’harem l’hanno sorpresa?
R. No, il sultano fa ciò che gli pare e piace. Sapevamo che le donne gli sono sempre piaciute. Fa parte del personaggio: il lusso, le grandi feste, le minorenni. Ancora non ci sono le prove, però è assolutamente verosimile, coincide con il profillo del personaggio.

D. Veronica Lario ha parlato di “vergini offerte al drago”
R. È sua moglie, perciò è logico pensare che sia al corrente di tutto. Ha sempre taciuto. Egli ha diversi meccanismi di pressione, e sono molto forti. Il primo di questi sono i figli. Se Veronica parla di nuovo, lui li può diseredare.

D. Crede che questa sarà la fine di Berlusconi?
R. Ora sarà più cauto e starà più attento. Continua ad avere l’appoggio del popolo e a vincere le elezioni. Dice: “Io sono così, e agli italiani piaccio, non ho intenzione di cambiare.” Per tutelarsi approverà la legge che limita le intercettazioni telefoniche, un fatto gravissimo perché danneggia l’attività della polizia contro la mafia, però a lui questi danni collaterali non sono mai importati.

D. Però la sensazione è che il marcio abbia solo iniziato a venir fuori.
R. Salteranno fuori foto e prove di tutti i tipi; però lui dirà che sono fotomontaggi e calunnie.

D. Il suo partito non gli crederà.
R. Il Popolo della Libertà è una massa clientelista più fedele della Democrazia Cristiana (DC). Tutti vivono sulle sue spalle: “papi” dà loro la pappa. Non si dissolverà tanto facilmente come la DC, perché ha più privilegi e più potere a livello locale. Le Regioni sono uno scandalo assoluto. È una rete feroce e vorace che conquista ogni volta più potere, un para-Stato che ha tutto l’interesse di continuare ad essere unito. Tutti salgono sul carro del vincitore e lui li lascia fare. L’unica cosa che gli interessa è mantenere intatto il suo patrimonio, il resto è una grande mangia mangia.

D. E Gianfranco Fini?
R. Fini è in pensione. Con la fusione dei due partiti, Berlusconi ha premiato i colonnelli nominandoli ministri. Quindi Fini non ha potere nemmeno sui suoi vecchi compagni di partito. Parla liberamente e come un anglosassone, però la sua carriera politica è costellata di errori e stupidaggini. Se un giorno arriverà a governare mi fiderò più del mio gatto che di lui.

D. Però intanto l’immagine internazionale del paese peggiora sempre di più.
R. Nel ’94 gli saltarono addosso, nessuno credeva che sarebbe durato, e si abituarono a lui. Non credo ci fosse una minor pressione internazionale. Lui dice che è tutto un complotto dei nostri comunisti, di Murdoch e de El Pais, e con questa favola va avanti. È molto furbo ed astuto. Fa visita ad Obama e si mette al primo posto nella lista degli amici. Manda più soldati in Afganistan, accoglie tre detenuti di Guantanamo e Obama non lo può trattare male.

D. Non è nemmeno possibile che si dimetta: perderebbe l’immunità.
R. Se si dimette, lo processano. Prima di dimettersi dovrebbe garantirsi l’immunità come Pinochet. Guardi il suo sorriso: è genuino, autentico. Non mente. Questo è ciò che traspare: “Io gliela dò a bere. Degli scandali il paese non sa assolutamente niente. La televisione non informa sui fatti, e l’80% degli italiani si mantiene informato attraverso la tv”. Controlla sei canali su sette, ed il settimo ha paura. E’ impossibile che le cose cambino, non c’è speranza.

D. La Chiesa non può far cadere il suo governo?
R. La Chiesa sta molto attenta, però lui la lascia comandare sempre di più. Non ci sono relazioni Chiesa-Stato, è un rapporto tra due poteri. È corrotta come gli altri. Per questo tace e lascia fare. È esattamente questo la Chiesa.

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