giovedì 4 giugno 2009

Firenze, contestazioni a Papi Ma non si deve vedere

di Tommaso Galgani, Osvaldo Sabato
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La contestazione al premier c’è ma non si deve vedere. Inizia Ornella De Zordo con i suoi la mattina a Palazzo Vecchio. Di pomeriggio, in piazza Goldoni, ci sono transenne per il filtraggio delle persone che intendono raggiungere piazza Ognissanti, dove al Grand Hotel è atteso Silvio Berlusconi. Selezione all’ingresso: poliziotti e membri locali del Pdl fanno servizio d’ordine.
Achille Totaro, senatore Pdl, il coordinatore regionale Massimo Parisi e il parlamentare Alessio Bonciani sono tra quelli che decidono chi entra e chi no. Il filtro «parlamentare» blocca un centinaio di persone, alcune finite lì per i blocchi al traffico che hanno paralizzato Firenze, che vorrebbero sentire “Papi”. Ma pochi ce la fanno. Quelli con la bandiera del Pdl, entrano. Studenti, signore, cittadini, no. È la logica lombrosiana: se uno ha la faccia da contestatore non passa. C’è chi si arrabbia e fischia, specie quando sente Totaro dire: «Chi vuole contestare si tolga dai c...». «Entrano solo ultras, noi volevamo sentire il premier e contestarlo pacificamente», dice Valentina Zipoli, candidata al consiglio comunale (lista Renzi), rimbalzata con la madre dal servizio d’ordine.

«Siamo alla dittatura. Vogliono una piazza solo di gente osannante», accusa Valentina. Giuseppe viene dalla Spagna e non si capacita del motivo per cui non può entrare: «Studio a Scienze politiche, vorrei sentire il comizio di Berlusconi». Ma pare che abbia l’aspetto tropppo trasandato. Studenti mostrano cartelli che riprendono i titoli dei giornali stranieri: “Cade la maschera del clown”, “Buffone sciovinista” mentre altri intonano frasi come “Questo è un abuso” e “vergogna” verso quelli che riescono a entrare. Altro battibecco con Giovanni Donzelli, consigliere comunale uscente del Pdl, che si rivolge ai manifestanti come Totaro. «Fascista», gli gridano. Due studentesse leggono l’articolo 21 della Costituzione, tra gli applausi. Un’altra esibisce lo striscione “Papi, voglio fare la velina o la politica, aiutami tu”. L’ingresso viene sbarrato anche ai residenti, come denuncia Maurizio Lavacchi. In piazza Ognissanti, è allestito un maxischermo che proietta le immagini del Cavaliere: in attesa che arrivi, è ossessionante il modo con cui viene ripetuto il messaggio elettorale di Berlusconi. Anche il migliaio di ultras sembra esausto.

ANCHE PIERO PELú TRA IL PUBBLICO
Tra il pubblico si nota anche l’ex cantante dei Litfiba, Piero Pelù: «Sono qui per vedere che dice Berlusconi. Certo, questa è una privatizzazione di una piazza, a un comizio dovrebbero poter assistere tutti». Le sue sembrano parole al vento. Intanto alle 16.24 fa capolino Giovanni Galli e dopo trenta minuti spunta in piazza la blindata di Berlusconi e la sua scorta. Qualche coro («Buffone»), qualche striscione contro («Firenze è rossa»), ma va in scena l’isteria di massa degli ultras del Pdl: una donna mostra anche lo striscione “Silvio, educa i miei figli”. Nella sala del Grand Hotel il candidato sindaco Giovanni Galli è seduto tra Denis Verdini e Berlusconi, così in un colpo solo anche lui getta la maschera di «candidato civico».

L’ex calciatore ringrazia il premier «per averci messo la faccia» e attacca: «A Firenze non c’è democrazia e alternanza». Non siamo proprio alla Toscana buco nero della democrazia, ma ci manca poco. Prima di piazza Ognissanti, il premier aveva già fatto un bagnetto di folla (30 persone) all’aeroporto di Peretola. Ma a Novoli un signore l’ha salutato col pugno chiuso e in viale Redi due donne, una volta riconosciutolo, non hanno nascosto il loro disappunto. Alla fine della conferenza stampa (per modo di dire: i giornalisti non possono fare domande), Silvio sgomma via con l’auto blu. «Naturalmente non meravigliatevi se preferirò salutare le signore» dice Berlusconi mentre lascia il Grand Hotel. In estasi quelle che sono riuscite a toccargli la mano.

Ma poco lontano, senza che si vedano, le contestazioni continuano. Tre giovani danno del «piduista» al premier, e scattano le contro-offese dei militanti del Pdl: il solito Donzelli urla ad un giovane «coreano di m..., torna al tuo paese», le forze dell'ordine intervengono per evitare che la situazione degeneri e i due «coreani» vengono portati nella vicina caserma dei carabinieri per essere identificati. Un militante del Pdl, che si professa «orgogliosamente anticomunista», invita un ragazzo coi capelli lunghi, che se ne stava tranquillo in un angolo, a fargli una foto e a schedarlo come tale. All’altra estremità di Borgo Ognissanti, un altro centinaio di manifestanti continua a contestare i militanti del Pdl che si stavano allontanano dalla zona. Ci sono stati lanci di uova e urla di offese al premier. In tutto, 15 identificati.

PRATO CONTESTA IL PREMIER
Anche a Prato, seconda meta del premier, non mancano proteste: «Arriva Silvio: mamme tenete a casa le vostre bambine», recita lo striscione di una trentina di contestatori davanti al museo Pecci, i quali ricordano che «la legge è uguale per tutti». Al termine del comizio, momenti di tensione: quando i simpatizzanti del Pdl sono usciti dall'anfiteatro del Pecci, dove il premier ha parlato, sono stati aggrediti verbalmente da un gruppo di contestatori. La polizia evita il peggio.

03 giugno 2009

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