mercoledì 17 giugno 2009

I carcerati di Guantanamo

Ieri sera a Porta a Porta si è parlato dell'incontro Obama-Berlusconi, e mi è sembrato di vedere un Vespa alquanto imbarazzato nell'affrontare la questione degli ex detenuti di Guantanamo che "abbiamo" deciso di accogliere qui in Italia, e mi ha fatto preoccupare quando ha auspicato che i suddetti vengano almeno sorvegliati a distanza perché - diceva - arrivano qui in Italia come uomini liberi.

Gli ex detenuti di Guantanamo nel loro paese d'origine sono considerati terroristi.

Finora solo le isole Bermuda e l'isola Palau avevano accettato di ospitare gli ex detenuti, anche se tra remore e contestazioni. Ma Palau, uno dei più piccoli Stati del mondo, conta solo 20 mila abitanti
, e sta accogliendo praticamente dei profughi politici; l'Unione Europea è mezzo continente con 500 milioni di persone che possono circolare liberamente, e non si sa "chi ci stiamo prendendo".
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Guantanamo, Obama: in Italia 3 detenuti
Il presidente degli Stati Uniti ha ringraziato il nostro Paese per l'accordo raggiunto. La decisione è stata resa nota al termine dell'incontro, nella sala ovale della Casa Bianca, con Silvio Berlusconi

Barack Obama ha ringraziato pubblicamente l'Italia per la decisione di accogliere tre prigionieri e per aver contribuito a convincere l'Europa a creare nuove regole di diritto internazionale. L'accordo è stato reso noto al termine dell'incontro, nella sala ovale della Casa Bianca, con Silvio Berlusconi. Obama sta premendo sui partner esteri perchè accolgano alcuni detenuti che non possono tornare nei Paesi d'origine per il timore di trattamenti inumani.
Ora, io mi domando... ma il signor b. pensa di fare tutto da solo? Il suo ministro dell'Interno e il ministro degli Esteri non solo sembrano non essere d'accordo, sembrano anzi proprio cascare dalle nuvole:
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Guantanamo, in Italia tre detenuti
L'annuncio da Obama, Maroni dice no

"Non siamo tanto d'accordo, purtroppo anche qui l'Europa ha dimostrato di non esserci". E' la reazione del ministro dell'Interno Roberto Maroni alla disponibilità, data dal premier Berlusconi nel corso del suo colloquio con il presidente Usa Obama, ad accogliere in Italia tre detenuti di Guantanamo. "Ogni Paese va per conto suo: ad esempio, se li prende la Francia arrivano senza che possiamo far nulla per impedirlo", ha spiegato il ministro.

Nel motivare il suo no, Maroni fa riferimento all'accordo di Schengen, che dal 1995 ha eliminato i controlli migratori tra i Paesi aderenti, e in particolare, ai governi spagnolo e francese che hanno già dichiarato che accetteranno alcuni ex detenuti, dando loro anche un permesso di soggiorno umanitario.

Per il nostro Paese la situazione è diversa: da noi dovrebbero arrivare detenuti che hanno pendenze penali anche verso la giustizia italiana e che, una volta messo piede sul nostro suolo, verranno accompagnati dietro le sbarre.
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GUANTANAMO: FRATTINI, NON CONOSCO NOMI DETENUTI E SE SARANNO TRE

Roma, 16 giu. - (Adnkronos) - "Non conosco ancora i nomi dei detenuti e se saranno tre o un numero diverso tre". Lo ha precisato il ministro degli Esteri Franco Frattini, all'indomani dell'annuncio a Washington del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sull'arrivo in Italia di tre ex detenuti di Guantanamo. "Non c'e' ancora alcuna richiesta ufficiale" da parte americana, ha insistito il titolare della Farnesina, precisando che i nomi circolati nei giorni scorsi sono quelli di due tunisini di cui la procura di Milano aveva chiesto l'estradizione agli Stati Uniti, ma "non sappiamo ancora" se saranno quelli consegnati all'Italia.
Sulle modalità, chi ne parla la mette in questi termini:
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In Italia tre detenuti di Guantanamo
Sì di Maroni: andranno subito in carcere

ROMA (16 giugno) - Dopo la polemica sull'arrivo in Italia di tre detenuti di Guantanamo, dopo l'accordo siglato lunedì a Washington tra il premir Silvio Berlusconi e il presidente americano, Barack Obama, arriva anche l'ok di Maroni che ha posto come condizione il trasporto immediato in carcere dei detenuti.

Tre tunisini - Riadh Nasri, Moez Fezzani e Abdul bin Mohammed bin Ourgy - due dei quali indagati dalla procura di Milano che li accusa di aver fornito supporto logistico ad una cellula legata al gruppo Salafita, i detenuti di Guantanamo in arrivo in Italia. Secondo quanto si apprende i nomi dei tre sono già stati individuati anche se per il loro arrivo «ci vorrà tempo».

Ordinanza di custodia in Italia. Su tutti e tre pende un'ordinanza di custodia cautelare in carcere della procura di Milano. L'ordinanza nei confronti di Nasri e Fezzani è stata emessa nel giugno del 2007 dal Gip Guido Salvini su richiesta del pm Elio Ramondini, con l'accusa di associazione a delinquere, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e altri reati aggravati dalla finalità di terrorismo. I due sono accusati di aver fornito supporto logistico ad una cellula del gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento, che avrebbe reclutato persone destinate al martirio nei paesi in guerra. I fatti risalgono ad un periodo tra il 1997 e il 2001 e le indagini del Gico della Guardia di Finanza avevano accertato che per autofinanziarsi, il gruppo ricorreva anche allo spaccio di droga. Anche Ourgy, nei cui confronti c'è un provvedimento di arresto della magistratura milanese, avrebbe avuto dei legami, sempre a Milano, con persone dedite a reclutare volontari per l'Iraq e l'Afghanistan: la circostanza emerge da documenti dell'intelligence militare americana secondo i quali dei dieci tunisini detenuti ancora a Guantanamo, almeno cinque si trovano al centro di indagini della magistratura italiana.

Subito in carcere. Una volta arrivati in Italia i tre andranno dunque immediatamente in carcere, probabilmente a Voghera o a Parma, in regime “As2”, che significa «Alta sicurezza, secondo livello» e cioè il circuito creato ad hoc per gli indagati, gli imputati o i condannati per terrorismo, anche internazionale. E proprio la certezza che finiranno dietro le sbarre, si apprende da fonti governative, ha “ammorbidito” il ministro Maroni, da sempre contrario all'ipotesi di accogliere i detenuti di Guantanamo.

Frattini. Conferma indiretta del ministro degli Esteri. «Le preoccupazioni» del ministro degli Interni, ha notato il capo della diplomazia italiana, «si collegano ad un aspetto» e cioè che «queste persone, salvo che non siano sotto inchiesta in Italia per altri motivi, sono persone libere» di circolare in area Schengen. Un problema superato, appunto, dal fatto che sui tre ci sono inchieste nel nostro paese. Poi, aggiunge Frattini, «la decisione è di Berlusconi» perchè «come è ovvio, la sintesi la fa il capo del governo». Le cose, però, non sono andate così secondo il segretario del Pd Dario Franceschini. «C'è un impegno internazionale del presidente del Consiglio - dice - e il suo ministro dell'Interno lo contraddice a migliaia di chilometri di distanza. Si mettano d'accordo».

Il no di Maroni. «Non siamo tanto d'accordo sul prendersi in carico i detenuti di Guantanamo», aveva ribadito ieri il ministro dell'interno, Roberto Maroni.
Non può mancare anche un bel FORSE tra i titoli:
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Tre detenuti di Guantanamo
forse trasferiti in via Burla

E' una delle ipotesi per i tre tunisini che saranno trasferiti da Guantanamo (che Obama vuole chiudere) in Italia. Dovranno essere detenuti in un penitenziario "Alta sicurezza, secondo livello"
Forse saranno trasferiti nel carcere di Parma i tre tunisini detenuti nel carcere di Guantanamo. E' una delle numerose ipotesi in campo: è presto per dire in quale penitenziario andranno i tre maghrebini che da Guantanamo arriveranno in Italia, dove saranno subito arrestati. Quel che è certo - viene fatto notare in ambienti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) - è che finiranno in 'AS2'. L'acronimo sta per "Alta sicurezza, secondo livello", vale a dire il nuovo circuito creato 'ad hoc' per gli indagati, gli imputati o i condannati per terrorismo, anche internazionale, o per eversione dell'ordine democratico attraverso atti di violenza. Il carcere di via Burla fa parte di questo circuito di alta sicurezza.

In base a questo nuova classificazione penitenziaria - introdotta da appena un mese con una circolare del capo del Dap, Franco Ionta, e del responsabile della direzione generale detenuti, Sebastiano Ardita - i tre presunti terroristi tunisini Riadh Nasri, Moez Fezzani e Abdul bin Mohammed bin Ourgy, per i quali pende un mandato di arresto chiesto dalla procura di Milano, non potranno finire nella stessa sezione dove si trovano esponenti di spicco di associazioni mafiose. La nuova circolare ridefinisce, infatti, i criteri di assegnazione dei detenuti ritenuti piu' pericolosi, ma per i quali non ci sono (o non esistono più) i requisiti per il regime penitenziario in assoluto piu' duro, quello del 41 bis.
Credo che i nostri governanti dovrebbero fare un po' di chiarezza (anche su altro, ma questa è un'altra storia...), dato che l'accogliere come uomini liberi gli ex-detenuti di Guantanamo è un argomento secondo me di interesse ESTREMAMENTE pubblico.

Credo non possano esimersi adesso, in un periodo in cui va così tanto di moda respingere gli immigrati
i quali, per quanto mi riguarda, potrebbero pure essere tutta gente onesta, moda causata della fobia collettiva di essere stuprati o uccisi da qualche delinquente extracomunitario (a tal proposito, volevo ricordare ai razzisti in ascolto e alla Guardia Nazionale Italiana che la Romania fa parte dell'Unione Europea) e che è stata instillata un po' per volta in un popolo già impaurito di suo attraverso la mancanza d'informazione.

P.S.: questo è da vedere assolutamente!


Da notare la bandiera italiana appuntata al contrario sulla camicia di Gaetano Saya...

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