venerdì 12 giugno 2009

...mentre nella rete le notizie si susseguono confuse...

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Maxi-emendamento intercettazioni: la RETE IMBAVAGLIATA COME IN CINA

10/06/2009 - Emendamento D'Alia? Uno scherzo! Cancellato prima l'art. 50, divenuto 60 e poi sparito. Ben di peggio ci aspettava distratti dalle elezioni. Da tempo voci diverse si alzano, gridando "al lupo... al lupo!", e vi abbiamo dato poco peso, distratti dai D'Alia, Carlucci, Barbareschi & C. e dalle commedie della campagna elettorale. Ora una vera e propria mazzata alla Democrazia la stanno approvando nelle due Camere legislative. La libertà e l'autonomia vengono limitate non solo in Rete, ma agli stessi Inquirenti, alla Magistratura e agli organi d'informazione.

Il Governo chiederà la fiducia sul Maxi-emendamento in materia di intercettazioni e per la Rete il testo introduce nel nostro Ordinamento l'obbligo di rettifica di qualsiasi testo che non piacesse a qualcuno entro 48 ore, pena una sanzione pecuniaria esorbitante, da 50.000 a 250.000€ per tutti i titolari di "siti informatici". Questo implica automaticamente, se non la chiusura, un drastico ridimensionamento dei social network tipo YouTube o Facebook o di blog come il nostro, per non parlare di Punto Informatico o Beppe Grillo. Si reintroduce pesantemente il reato di istigazione alla disobbedienza civile, con il quale sarà possibile, senza l'intervento della Magistratura, tacitare qualsiasi voce di dissenso nei confronti dei “potenti”. Le intercettazioni, limitate a 60 giorni, potranno essere pubblicate solo dopo parecchi anni, grazie al fatto che sono proibite prima della conclusione della prima udienza preliminare, che, con i tempi attuali, prevede un'attesa non inferiore ai 6 anni.

Un duro colpo alla democrazia, che impone le pastoie alla Magistratura, il bavaglio alla stampa e pone Internet finalmente sotto controllo. Come i nostri concittadini possano accettare questa situazione è davvero incomprensibile: non si tratta più solo di discutere di file sharing, ma di non poter più condividere le informazioni, diventando, di fatto, una grave limitazione della libertà d'espressione.

Chiediamo formalmente a tutti i costituzionalisti, e al Capo dello Stato in primis, se un simile decreto è accettabile secondo la nostra Costituzione, chiediamo agli Stati membri della Comunità Europea se ritengano accettabile che una Nazione partecipante possa varare una simile norma, che, a nostro avviso, viola i fondamenti stessi della democrazia.

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